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Ian Wilson
Ian Wilson

Il Gusto Dell Amore (2010)



Più o meno tutti hanno scritto lettere d'amore. In giovanissima età, diranno i più. Perché un po' ci si vergogna. Per pudore. Nella migliore delle situazioni, il destinatario le conserva come un ricordo caro, l'autore non ha voglia di condividerle con altri che l'amata o l'amato. È il luogo scritto dell'intimità. E da sempre è terreno fertile per la letteratura. Ci sono i classici, dal Werther di Goethe, all'Ortis del Foscolo. Senza contare i romanzi in cui appaiono lettere d'amore. Insomma, esiste una solida tradizione. E a suo modo ci si inserisce anche Massimo Vitali. Bolognese, del 1978, esordisce infatti con un romanzo epistolare d'amore, L'amore non si dice. L'editore è Fernandel, già di nomi di primo piano dell'area emiliana: Gianluca Morozzi, Grazia Verasani, Paolo Nori. Tre nomi non fatti a caso. Se, infatti, la Verasani ha scoperto Vitali e l'ha portato alla Fernandel, pubblicando anche una lettera-postfazione nel libro, gli altri due non sono per niente estranei a questo testo. Anzi. L'idea di partenza è molto suggestiva. Un ragazzo, Edoardo, si iscrive a un corso da bagnini senza saper nuotare per stare vicino a una ragazza, Teresa (nome di foscoliana memoria?). Si tuffa in acqua, quasi affoga, lei lo salva. Lui le manda raccomandate per dirle il suo amore, lei glielo vieta. Così le manda lettere semplici, e finge di parlare d'altro. Cento lettere che non parlano d'amore ma parlano d'amore, che pongono domande ma non hanno mai risposte, che parlano di qualsiasi cosa ma ne dicono una sola. Nessun piagnisteo, nessuna enfasi romantica, ma tanta (auto) ironia e dedizione. Sembra l'idea morozziana dell'amore. E il tutto in stile noriano. Di Nori (in una letteraè anche citato senza essere nominato: Edoardo va a una sua presentazione), infatti, non riprende la scrittura dell'oralità in maniera così netta, ma lo sguardo, l'ironia, e gli scarti stranianti. Sì, perché Edoardo scrive a Teresa di cucina, di sua nonna, di moda, della sua insonnia, ma alla fine, per giochi di parole, o rovesciando il discorso, riconduce tutto a una domanda ("questo semplice espediente è dovuto al fatto che a una domanda dovrebbe seguire quasi sempre una risposta"), attraverso la quale sapere qualcosa dell'amata, che in realtà non conosce. In fondo, come Napoleone con sua moglie, si sente "come l'alpino davanti al mare: inutile". Il che fa male, anche se c'è il sorriso, anche se Edoardo inventa giustificazioni del silenzio. E alla fine saluta con l'ennesima battuta, il 14 febbraio, ma il lettore sa che è vero quello che Edoardo ha detto alcune lettere prima: "nascondo dietro questa specie di ironia qualcosa che ormai faccio fatica a nascondere: l'assoluta mancanza di te".




Il Gusto dell Amore (2010)


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William Penn la fondò nel nome dell'amore fraterno. La Liberty Bell batté i rintocchi che salutarono la dichiarazione d'indipendenza. Rocky ne scalò l'acropoli più e più volte, trionfando dietro quegli edifici di gusto classico, che l'hanno etichettata come Atene d'America. Betsy Ross - che secondo la leggenda cucì la prima Stars and Stripes - vi ebbe i natali. Bruce Springsteen ha composto una delle sue canzoni più belle, toccante come il film Philadelphia con Tom Hanks. Forse in questa Hall of Fame un posto lo merita anche Roy Halladay. Ce lo ricorda Lorenzo Lasagna, già assessore del Comune di Parma, che in "Philly. La città dell'amore fraterno" (Epika edizioni, euro 12) ha raccontato il suo viaggio in quella che fu l'antica capitale degli States. Un ritratto insolito della metropoli americana.


PHILADELPHIA EXPERIMENT - Lasagna evita per lo più i riferimenti a carattere storico - pochi sono gli accenni a edifici e episodi di cui abbonda la cronaca locale - preferendo affidarsi invece a suggestioni e ricordi. Ce ne sono anche di curiosi. Come la storia - accolta con scetticismo dall'autore - del cosiddetto esperimento Philadelphia, avvenuto, riferiscono gli annali della cospirazione, nei Navy Yard di Philly all'incrocio tra le acque del fiume Delaware e il suo affluente Schuylkill. Qui nel 1943 la Marina americana si mise in testa niente meno di far sparire letteralmente un intero cacciatorpediniere, la nave Uss Eldrige, che stando a una delle versioni gustosamente riportate dal volume, oltre a svanire sarebbe stato anche teletrasportato, a ben 400 km da Philly. "Poco distante da me - scrive Lasagna - toccato dai flutti azzurri e grigi d'un fiume lento e pulito stava lo specchio d'acqua in cui la Uss Eldgrige, in quel giorni di novembre del 1943, aveva attraccato per essere sottoposta all'esperimento dell'invisibilità [...]. Non so esattamente perché, ma quell'angolo d'acqua dolce riccamente urbanizzato, sembrava trattenere qualche fantasma selvaggio della sua vita precedente all'edificazione di questi luoghi". 041b061a72


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